LE DONNE DI DANTE: LA VIA DEL CAMBIAMENTO

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In occasione del 700° anno della morte di Dante Alighieri, questa mostra viene promossa dalla Casa della Poesia di Monza in collaborazione con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, all’interno della rassegna ‘Mirabello Cultura 2021’.

 

 

TEMA E MOTIVAZIONI

La Divina Commedia di Dante resta, nel tempo, simbolo della più complessa esperienza umana, della paura e del dolore e ci riporta alla domanda di armonia che abbiamo, col tempo, finito per disconoscere.
La Natura, nella sua complessità e di cui noi facciamo parte integrante, è programmata invece a mantenere la massima armonia tra i suoi diversi aspetti, attraverso le relazioni.

Il motivo che porta a questa mostra, ospitata nelle Sale del Secondo Piano Nobile della Villa Reale di Monza, non nasce solo con la selva oscura di Dante, né col Covid, elemento naturale altrettanto destabilizzante che sta segnando la nostra epoca, ma il riferimento è certo all’assioma del nostro sistema culturale: un unico pensiero, un unico contesto, senza dinamiche per il cambiamento per mancanza di confronto. E’ nel divergere della Cultura dalla Natura che sta la radice del problema.

E’ qui che s’inserisce l’attualità dell’insegnamento dantesco: l’importanza di capire l’errore per giungere alla “redenzione”, non necessariamente in senso religioso, del cambiamento.
Il succedersi delle opere infatti evidenzia due percorsi: il classico susseguirsi progressivo delle Cantiche e il percorso di nascita di una cultura che, come tante esperienze umane, deve contenere anche i propri correttivi.
Dall’Inferno, eternità del male senza mutamento, al Purgatorio, che vede invece il viaggio muoversi con la bramosia della redenzione ma anche il dolore dell’errore accolto, fino al Paradiso dove il viaggio entra nella perfezione dell’interezza e vede le differenze vivere dell’amore, amando. È il respiro dell’Intero, il luogo dove non c’è più attesa, dove tutto è meraviglia.

Ecco quindi il perchè delle donne di Dante – donne del mito e della letteratura come la regina di Cartagine Didone, la tessitrice Aracne, la prostituta Taide, o della storia come Aspasia, la concubina di Pericle – che sono lì a portare il senso e le angosce di una cultura millenaria divisiva, forgiata dal patriarcato, che chiede di essere cambiata, e che siano riscoperte le relazioni fra le differenze, non in senso contrapposto, l’incontro tra uomo e donna, tra umanità e natura.

‘La via del cambiamento’-2021-acrilico su tela libera-cm 80 x 180

 

FORMA

Le opere in mostra sono una trentina di dipinti, in tecnica acrilica, con tratti rapidi e colori dal bianco e nero ai rossi accesi su parti di lenzuola e tele libere, non fissate su telaio, esposti a parete, ma anche ad installazione o a tappeto; come Dante si inchinava ad ascoltare i dannati al suolo, così ci si china per “leggere” le opere.
L’allestimento entra in dialogo con lo spazio espositivo, contenitore così caratterizzato storicamente e stilisticamente, come se volesse relazionarsi, così nelle intenzioni della Micozzi, con l’irregimentazione imposta dalla Cultura, la cultura ufficiale impersonata dalla sede del Potere regale.

 

 

 

Stanza 1 – il viaggio nelle Cantiche

INFERNO
La fissità dell’errore è la dannazione del tempo, è il luogo dove niente vive e niente muore, dove tutto è ossessione di un istante che non conosce altro oltre a se stesso, è orrore dell’Eterno e tutto si irrigidisce nell’ossessione del proprio peccato.

PURGATORIO
L’attesa della redenzione traduce lo spasimo di una mancanza che cresce via via con il pentimento.
Il Bene che s’intravede rende terribile il pensiero del Male commesso.

PARADISO
Il cambiamento è conoscenza della vita come esperienza reale di interezza; la remissione del peccato nel cammino di Dante ci risuona oggi come la scoperta della relazione quando sappiamo farci Prossimo.

 

Stanza 2 – il viaggio nelle premesse della Cultura

Si fissa il metodo dicotomico: Adamo e tutto il suo genere detengono la forza e insieme la verità, la femmina viene relegata nella negatività del falso.
Si instaura la rigidità di un ordine di elementi contrapposti, tra il Vero e il Falso, tra il Bene e il Male, in categorie assolute che non ammettono mutamenti. La dicotomia attraversa e ingabbia l’intero mondo delle parole.
Al Matriarcato, alla base delle prime forme di società umana, si sostituisce il Patriarcato con il passaggio dallo ius naturale (diritto naturale) allo ius civile (diritto civile), ma di fatto togliendo simbolicamente alla donna il valore della potenza generante, riconoscendo la discendenza solo in linea paterna.

 

Stanza 3 – la Paura diventa arma del Potere

L’Assoluto a priori determina potere e inganno; la Paura è l’arma delle fobie che fornisce alleanze al potente, relega nel torto il soccombente.
“Siamo le Erinni, feroci e inferocite, le donne che non pongono limite alla propria rabbia.”

Le Erinni (Aletto, Megera e Tisifone) erano nella mitologia greca tre divinità, personificazioni della vendetta di delitti di sangue.


‘Erinni’-2021-acrilico su tela libera non preparata-cm 170×70

 


‘Dannate’-2021-acrilico su tela libera non preparata-cm 170×70

 

“Sono Cleopatra, fui regina di potere e di amore, amai Cesare e Antonio della grande Roma.”


‘Cleopatra’-2021-acrilico su tela-cm 83×76

 

 

Stanza 4

“Sono Francesca che sente piangere il suo Paolo e parla per lui per non turbare il suo dolore.”


‘Paolo e Francesca’-2021-acrilico su tela libera non preparata-cm 170×78

 

Stanza 5

“Sono la Donna, colei che porta l’errore nel mondo, la ria che smarrì l’Uomo, la strega che s’accoppia al demonio e lascia l’animo di Adamo innocente e fragile delle sue voglie d’assoluto”


‘La Natura potente e la Donna complessa’-2020-acrilico su tela non preparata-cm 138×74

 

Stanza 6 – Mente/Corpo – Alto/Basso

Il corpo è patrimonio dell’escluso e con esso l’etera Taide paga la propria libertà di donna, donna di tutti e quindi donna libera di non essere di nessuno.
Medea accusa il Mito di ferirla con il suo stesso dolore.
Medea, tutta donata a Giasone, scopre che il Mito la vuole madre nemica del suo stesso ventre.

La Cultura divide Mente e Corpo, contrapponendoli, e dando al primo un valore molto superiore al secondo, che diventa così sinonimo di bassi istinti e bassi natali. Aristotele sosteneva che le donne fossero “Materia fecondabile” mentre i maschi erano portatori “del principio del movimento e della generazione” destinato ai “ricettori passivi e impotenti del loro seme”.


‘Medea’-2020-acrilico su tela-cm 114×67

 

“Sono Taide, l’etera che non ha rinunciato alle passioni del corpo e per quelle ha pagato l’ignominia civile, la considerazione unica che la Grecia bella riserva ad un’etera.”

Taide era un’etera, o cortigiana, tra le preferite di Alessandro Magno, lo diventò poi di Tolomeo I alla morte di Alessandro; è il prototipo della cortigiana nell’antichità.


‘Taide’-2021-acrilico su tela-cm 170×38

 

 

Stanza 7

“Sono Aracne, che volle sfidare la dea.”
Aracne è una figura della mitologia greca che, dopo aver sfidato la dea Atena, fu da questa trasformata in ragno.


‘Aracne’-2021-acrilico su tela libera non preparata-cm 133×57

 

 

Stanza 8


‘La domanda’-acrilico su tela libera non preparata-cm 90×77

 

 

Stanza 9 – il materno e l’accoglienza

Dante, con l’aiuto delle donne e la potenza del materno, percorre il suo interiore cammino di redenzione.


Generare’-2018-acrilico e inchiostri su tela-cm 400×115

 

 

Stanza 10

“Siamo scese dal cielo per dare pentimento ad un uomo. Siamo le Donne Benedette che sono madri però non salvano i figli dal padre.”


‘Le Tre Donne’-2021-acrilico su tela libera non preparata-cm 108×67

 

 

Stanza 11


‘Ombre interiori’-2020-acrilico su tela libera-cm 145×120

 

 

Stanza 12 – la via del cambiamento

Il cambiamento profondo è possibile solo partendo dalla conoscenza dell’errore, pur nel permanere della fragilità. Didone ed Aspasia ne raccontano la sofferenza.
S’intravede il superamento dell’opposizione nella riconquista della relazione tra differenze: Matelda è l’innocenza della purezza primigenia ed Eva è la madre dell’Umanità.

“Sono Eva, la compagna di Adamo seguita a Lilith. E sono io che continuo a  popolare il mondo.”


‘Eva’-2020-acrilico su tela libera non preparata-cm 108×67

 

“Sono Matelda, la creatura del Paradiso Terrestre, senza che il mondo del peccato originale mi abbia mai ferita.”


‘Matelda’ -2021-acrilico su tela libera-cm 84 x 67

 

 

Stanza 13

“Sono Didone, una donna come tante donne, amanti abbandonate. Suicida.”


‘Didone’-2021-acrilico su tela libera non preparata-cm 170×69

Aspasia, originaria di Mileto, fu concubina di Pericle; è la figura femminile più eminente del V secolo a.C. tanto che Socrate la considerava suo maestro.


‘Aspasia-linee sottili’-2020-acrilico su tela-cm 180×70

 

 

Stanza 14 – una nuova premessa


‘La complessità della filogenesi’-2020-acrilico su tela non preparata-cm 142×70

 

“Conoscere l’errore libera, socraticamente, dai tormenti della colpa. Così dalla conoscenza dell’errore, dal travaglio del pentimento, dallo struggimento dell’attesa nasce il viaggio di Dante. Così il viaggio di ognuno. E il cambiamento di un’intera cultura”. (Maria Micozzi)

 

 

BIOGRAFIA ARTISTICA

Maria Micozzi, marchigiana d’origine, vive e lavora a Milano.
Intellettuale di formazione sia classica che scientifica, lavora su molteplici interessi: dall’antropologia alla psicoanalisi, all’epistemologia dei sistemi complessi di Prigogine e Morin.
La relazione, nella sua natura necessaria e universale, è il cuore del pensiero stesso della Micozzi.
Il critico e filosofo Giuseppe Vannucci scrive: ”Nella sua opera orientata ad una visione sistemica del mondo, nella concezione “relazionale” di Gregory Bateson, la dimensione fantastica scaturisce dalla complessità labirintica delle infinite relazioni possibili, geometrico-matematiche , mnestiche o simboliche tra gli elementi di un tutto che, nella visione organicistica di Maria Micozzi, si traduce nel mito femminino della grande madre cosmica attraverso la forza sinuosa ed erotica dei suoi acefali corpi femminili. In questo suo anelito alla ricomposizione formale della totalità attraverso la compresenza e la ‘ricucitura’, nelle sue opere di frammenti, di linguaggi plurimi vengono meno le rigide e schematiche contrapposizioni tra figurazione e astrazione, tra razionale e non razionale, tra mente e corpo delineando così nuove possibili connessioni e relazioni tra contesti e realtà irrelate.”
Per ragioni familiari Maria Micozzi non ha frequentato scuole d’arte, ma fa dell’arte il suo lavoro sperimentando soluzioni tecnico-formali inedite con l’utilizzo di materiali elementari, come fili di ferro, spaghi e alto, che si fanno anche supporto di una qualità pittorica sulla grande tradizione del rinascimento da Leonardo a Michelangelo. Il connubio tra la pittura di un ‘ profondo stato interiore’ e la ricerca eccentrica di un insopprimile ‘ correre a cercare’, porta ad esiti spiazzanti sul piano concettuale, ma il vero luogo della sintesi è sul piano della composizione, dove le letture sono non-lineari. L’opera della Micozzi ha suscitato interesse da parte di molti critici tra i quali Pierre Restany, Giorgio di Genova, Vladimiro Zocca, Paolo Levi, Federico Zeri, Rossana Bossaglia, Floriano De Santi.
Pierre Restany, il teorico del Nouveau réalisme, presentando a Milano una personale della Micozzi commenta ” domani il corpo dell’artista sarà il suo paesaggio”. Nella presentazione a catalogo per la mostra di Urbino alla rampa di Francesco di Giorgio Martini, Floriano De Santi scrive “La ricerca della Micozzi si presenta subito come del tutto straordinaria ed eccentrica, spostata dal baricentro attorno a cui di norma si raccolgono i linguaggi artistici”
L’artista marchigiana ha a curriculum un’ intensa attività espositiva non solo in Italia, che la mostra nelle sue diverse esperienze. Alla fine degli anni ’80 è presente all’Expo a New York; in Spagna è invitata ad una rassegna di artisti internazionali su iniziativa del Ministero della Cultura di Madrid. Sono da menzionare inoltre mostre a Francoforte, Miami, Londra e New York. Molte sono le sue personali allestite in Germania e Olanda.
ll suo demone epistemologico continua comunque a portarla su temi della complessità e sulla denuncia dei paradossi, che la nostra visione lineare del mondo fa esplodere compromettendo le basi stesse della sfera relazionale, che è giusto ricordare essere al centro della sua ricerca.
Si richiamano a questo proposito le personali “La seduzione-ossessione e paura nei trattati degli Inquisitori” alla Rocca Malatestiana di Montefiore Conca (RN) nel 1997 che ha raccolto i complimenti di Federico Zeri, “La disperatissima sete-8 pièces per Giacomo Leopardi” a Recanati per il Bicentenario della nascita del poeta, “Maria Micozzi o il mistero del corpo” per la Fondazione Umberto Mastroianni a cura di Floriano de Santi nel 2002. Nel 2005 a Bologna presso la Galleria Castiglione Arte presenta “La domanda e l’utopia” ispirata a “Le città invisibili” di Italo Calvino a cura di Giuseppe Vannucci.
Esperienze di relatrice vedono la Micozzi esprimersi in convegni su temi teorici oltre che di arte; nel 2008 al Festival della Scienza di Genova la relazione “Attraversare la diversità” è presentata accanto ad una grande installazione; a Padova la relazione “Il nome del branco-ammutolire la preda”, all’interno di un convegno organizzato da Oikos-bios, è legata alla mostra “Don’t rape Lilith” che da Padova viene poi portata a Milano agli Archivi di Stato.
Un suo testo, “Le femmine”, viene dato al Teatro Altinate San Gaetano di Padova con la sua scenografia, come pure sua è quella che accompagna un testo di Antonetta Carrabs, “Viole x Enza”, itinerato dal teatrino di Villa Reale di Monza a Palazzo Reale di Milano.
La sua vivacità creativa la spinge a un sempre rinnovato tipo di esperienze e di soluzioni formali come per ‘La nuova Lilith’, scultura in rete metallica dipinta, esposta a Overplay, evento della 55° Biennale di Venezia.
Nel 2015 la personale “Acque profonde” a Milano, a cura di MUMI-Ecomuseo Milano Sud, tratta il grande problema del futuro, la sete, e alla Casa Museo Alda Merini nel 2017 la mostra “Granelli di polvere” è centrata sulla violenza psicologica. Il paradosso che sta alla base della nostra cultura patriarcale, che fa del controllo uno dei suoi temi fondanti, è presente anche nelle opere esposte alla rassegna “Love & Violence” alla Galleria Civica di Padova del 2017.
Sempre nella prospettiva di una relazione Uomo-Natura s’inserisce la mostra “La forza di rigenerarsi – vivere la terra dove ha soffiato il Drago” ispirata al Sisma del 2016 e allestita nel 2018 nelle Marche, nelle sedi del Castello della Rancia a Tolentino e Palazzo Servanzi Confidati a San Severino Marche.
L’artista quindi continua ad indagare la complessità nel quotidiano attraverso insolite relazioni tra differenze, sperimentando percorsi particolari sia sul piano formale che sul piano tecnico, senza , per altro, che il suo lavoro perda di unità stilistica.

Si ringraziano:
Dario Allevi Sindaco di Monza
Giuseppe Distefano Direttore Consorzio Villa Reale e Parco di Monza
Antonetta Carrabs Presidentessa Casa della Poesia di Monza