Pittrice e scultrice di complessa formazione intellettuale, s’è imposta fin dalle prime esposizioni nell’85 per l’originalità del suo stile, che accosta una componente pittorica di ispirazione rinascimentale all’utilizzo di supporti e materiali diversificati, di impronta concettuale, per realizzare opere trasversali ai vari generi, configurate come installazioni.
Creazioni che si strutturano come integrazione di linguaggi differenti e si offrono a molteplici livelli di lettura: semantico, simbolico, poetico… ma anche immediatamente godibili a livello emozionale. Opere che hanno avuto esposizione in Italia, Germania, USA, e l’apprezzamento di personalità nel campo dell’arte come Federico Zeri e Pierre Restany che le ha presentate nell’86 a Milano. Giocate sulle asimmetrie, i paradossi, le contiguità, la rete di rimandi e relazioni fra gli elementi che le compongono, queste opere sembrano dissolvere la visione dicotomica del pensiero occidentale e le sue proliferazioni, tutte riconducibili all’idea di un’unità di origine, per lasciare posto ad accordi più liberi e più forti anche a livello estetico.
Il tema della violenza sulla donna, inteso come rappresentazione del rapporto con l’alterità non elaborato dal sistema patriarcale, trova svolgimento in questa mostra attraverso la scelta della tonalità cromatica di fondo (un monocromo livido che ricorda l’ossessione), e l’articolazione in una serie di installazioni. In esse ciascun dettaglio, seducente nella resa pittorica o materica, smentisce, mentre la evoca, ogni logica sacrificale, per annunciare nella pulsante fisicità-sessualità del corpo femminile acefalo, evocazione della grande madre, icona della sua pittura, l’ immortalità del corpo in gloria.
Astratti nella concezione ancorchè utilizzino elementi figurativi ed eterogenei, questi lavori, calibratissimi negli effetti cromatici e compositivi, nel bilanciamento dei pesi, nel ritmo, nella tensione, si propongono come questioni aperte, enigmi che interpellano l’osservatore.
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